Lo Yoga è un percorso lungo e breve, non si tratta di aggiungere ma di togliere


Quanto è inesprimibile lo Yoga ? Tanto, tantissimo. E' un qualcosa che sfugge. eppure è lì, a portata di mano. Intellettualmente il discorso è semplice: occorre praticare per lungo tempo fino ad arrivare a realizzare che non devi più camminare in avanti ma dentro, cioè non devi camminare. La meta è già lì; non c'è nulla da aggiungere, piuttosto c'è molto da togliere. (Per un'ampia raccolta di libri sullo Yoga acquistabili online clicca qui)


Come esseri umani siamo istintivamente portati ad andare, a muoverci, a spingere. E' esperienza comune che se ho sete, devo muovere il braccio per prendere il bicchiere; esso non viene da me. Sò che sono io a dover andare.

Lo stesso meccanismo cerchiamo di applicarlo nella pratica dello Yoga. Vado, mi siedo, faccio gli esercizi, respiro, mi rilasso. E poi mi aspetto una qualche forma di risultato, di premio. Ed è vero, accade. Il risultato arriva: piacevole, immenso, profondo. Ma effimero.

Ho placato la mia sete temporaneamente; mi accorgo così che il lavoro non finisce mai. E allora vedo lo Yoga come un qualcosa di non risolutivo .... penso che in fondo, ci sono anche altri sistemi e/o modalità per stare "bene": i soldi, il cibo, le droghe .... tutto quello che, magari solo per breve tempo, mi faccia sentire in pace. Certo meglio lo Yoga, che qualcos'altro di distruttivo sul lungo termine. Ma il meccanismo di fondo è identico. Ho un bisogno e lo soddisfo con "qualcosa".

Ma allora, cosa devo fare ?
Quale è la soluzione del "vivere" ?

La risposta è inesprimibile; nel senso che non la posso scrivere o dire o dare. Posso solo accennare la logica razionale che la struttura. Ed è una risposta inutile, perchè non ti fà crescere, non ti porta da nessuna parte. Non ti soddisfa.

La risposta è in quelle domande.

Perchè ti fai quelle domande ?
Ti accorgi che la radice della sofferenza, è nel domandarsi ?
Ti accorgi che la radice della sofferenza, è nel bisogno ?

Chissà se riesci ad immaginare che in realtà, tu non esisti. Non sei mai esistito e mai esisterai. Puoi solo cercare di comprendere che sei come una foglia. La foglia, in quanto tale, non esiste. E' il modo in cui definiamo la parte finale di un albero; che a sua volta è una protuberanza della terra; che a sua volta è un punto di materia più densa del cosmo; che a sua volta .... è quello che non riesco ad esprimere.

Il cammino è lungo eppure è breve. Nel tempo e nello spazio; le due dimensioni che non esistono. E non c'è necessità di aggiungere nulla, di ammassare nulla, di catalogare nulla. Devo solo sfrondare, eliminare, pulire. Ma senza "fare". L'Assoluto, del quale ho coscienza durante la pratica dello Yoga, è già qui.

Onkar Singh Roberto
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